Al ristorante Giapponese

Ogni età è la più divertente che un bambino possa avere.

Mentre cerchiamo di insegnare ai nostri figli tutto sulla vita, i nostri figli ci insegnano che la vita è tutto.

Angela Schwindt

Chi dice interculturale dice necessariamente, sottolineando il significato del prefisso inter, interazione, scambio, apertura, reciprocità, solidarietà obiettiva. Dice anche, dando il pieno senso al termine cultura, riconoscimento dei valori, dei modi di vita, delle rappresentazioni simboliche alle quali si riferiscono gli esseri umani, individui e società, nelle loro relazioni con l’altro e nella loro comprensione del mondo, riconoscimento delle loro diversità, riconoscimento delle interazioni che intervengono di volta in volta tra i molteplici registri di una stessa cultura e fra differenti culture, nello spazio e nel tempo” (Unesco, 1980).

L’educazione interculturale, l’apertura all’incontro, sono obiettivi fondamentali nella scuola dell’Infanzia, come ben ci ricorda Graziella Favaro, pedagogista ed esperta di intercultura: “II rapporto e l’incontro con le differenze considerate sia nelle manifestazioni semplici e immediate del vivere insieme quotidiano, sia nelle dimensioni più complesse e meno facilmente visibili, quali quella religiosa e dei valori, non rappresentano inoltre una componente aggiuntiva del processo formativo degli individui. Al contrario, vengono considerati come dimensioni costitutive dell’identità, poichè è solo nel rapporto con l’altro da sè, che gli individui possono definirsi, distinguersi, vivere e dichiarare la propria appartenenza.”

Non a caso uno dei campi di esperienza definiti dal MIUR è proprio quello denominato “Il sè e l’altro”, che propone proprio gli obiettivi sopra citati.

Durante la nostra visita all’Università di Bologna abbiamo partecipato ad una lezione di Pedagogia Interculturale, in cui grazie alla professoressa Stefania Lorenzini abbiamo imparato che ciascuno di noi è uguale e diverso allo stesso tempo, poiché appartenente alla specie umana e, come tale, portatore di uguali diritti. Allo stesso tempo, ogni individuo è unico ed irripetibile.

Il nostro percorso in questo senso prosegue dunque con la visita al ristorante cinese Megu, appartenente alla famiglia di una dei nostri bimbi.
Grande è stata la sua emozione nell’accoglierci in un luogo a lei così familiare e caro, così come grandi sono state l’emozione ed il divertimento dei suoi compagni, che hanno avuto l’occasione (molti per la prima volta) di entrare a contatto con sapori per loro insoliti, ma anche di provare a usare le bacchette al posto delle posate.

Il cibo è portatore di tradizioni, simbologie culturali e forti valenze emotive, che parlano direttamente ai sensi. Allo stesso tempo, il cibo, ancor prima della parola, è terreno di sperimentazione, confronto e contaminazione tra culture diverse.

Per questi motivi esso assume un così grande valore nella scuola dell’infanzia ed è spesso utilizzato nella nostra scuola in numerosi laboratori.

Buon appetito!

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